È quasi superfluo sottolineare che il libro presentato all’Annunziata “La sporca pace” (approfondimento qui) ha oggi un valore e un significato particolari, perché questo momento storico restituisce valore e forza alle idee che Mario propugnava all’inizio degli anni ’70, dove la sporca guerra era quella portata in Vietnam dagli USA. Oggi le posizioni si sono ribaltate, perché sono gli Stati Uniti e l’Europa a difendere Ucraina e Israele dalla guerra mossa da altri, però il sangue che scorre ha sempre lo stesso colore.
Ignazio Silone era un suo sostenitore. E non a caso qualche anno prima lo scrittore di Pescina aveva dato alle stampe “L’avventura di un Povero Cristiano”, dedicato a Celestino V che quando si chiamava Pietro da Morrone fu un pacifista ante litteram. Dopo il suo arresto nel 1971 per renitenza alla leva insieme ad altri suoi coetanei, per aver posto l’obiezione di coscienza al servizio militare, Silone non esitò ad inviargli 80 mila lire per sostenere le spese legali della sua difesa.
Mario aveva aderito subito dopo la sua laurea in Economia e Commercio al movimento nonviolento fondato da Aldo Capitini e costituendo a sua volta il GAP (gruppo di azione pacifista) a Sulmona. Movimento che divenne nel corso degli anni ’70 un punto di riferimento di quella battaglia, con numerosi incontri e convegni ai quali parteciparono anche personaggi come Marco Pannella e Pietro Pinna, massimi esponenti dell’antimilitarismo in Italia.
Nella lettera che Mario scrisse al comandante del distretto militare si leggeva: “Il concetto che io ho di Patria non si ferma ai confini dello Stato in cui casualmente sono nato – l’Italia – ma si estende a tutta l’umanità. Sono con Hemingway quando dice che “nessun uomo è un’isola. Ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io faccio parte dell’umanità”.
Per questa presa di posizione fu costretto a scontare quattro mesi di carcere a Peschiera del Garda, subendo minacce, umiliazioni fisiche e morali, costretto perfino a dormire senza coperte dai militari che sorvegliavano la prigione.
La sua attività di pacifista militante lo ha portato ad accumulare denunce per i più vari reati, dal vilipendio alle forze armate, al vilipendo di capo di stato estero, istigazione a disobbedire ai militari, apologia di reato e altro.
I patimenti di Mario e dei suoi compagni ottennero un risultato, sebbene inferiore alle aspettative. Il parlamento legiferò in materia di obiezione di coscienza, anche se più che altro servì da strumento per contenere il fenomeno crescente degli obiettori e riorganizzare il sistema militare italiano.
Oggi Mario ha 76 anni e non è mai venuto meno alle sue convinzioni di pacifista e di ambientalista, assumendo tra l’altro la guida del movimento che si oppone alla costruzione del metanodotto “Adriatic stream” Manerbio-Sulmona-Foligno, che sta vedendo nonostante la fiera resistenza di amministrazioni e cittadini, la realizzazione a Sulmona della centrale di spinta.
Mario resta un esempio e un riferimento per molti, riportandoci alla mente che in quel periodo storico Sulmona era in grado di dare un contributo politico e culturale di una valenza che andava ben oltre i confini della valle. E il suo non fu un caso isolato, sia pure su fronti diversi (è appena il caso di ricordare il fratello, Paolo, socialista e presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo).
Testimonianze di una stagione straordinaria di uomini ed idee che non hanno trovato eredi all’altezza.