La luce che inquina. Spenti i riflettori per Eremo e tempio di Ercole.

La luce può inquinare? A molti potrà sembrare strano ma è un fatto ormai universalmente riconosciuto e sancito da norme di legge molto stringenti. Questo è il motivo per cui sono stati ...
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immagine illuminazione notturna eremo di Celestino V
illuminazione notturna eremo di Celestino V

La luce può inquinare? A molti potrà sembrare strano ma è un fatto ormai universalmente riconosciuto e sancito da norme di legge molto stringenti.

Questo è il motivo per cui sono stati spenti i riflettori a led collocati nell’area archeologica del tempio di Ercole Curino e che per alcuni mesi, a partire dallo scorso agosto, hanno illuminato a giorno tutta l’area archeologica, la parete rocciosa soprastante e la facciata dell’eremo di Sant’Onofrio.

Lo spegnimento è seguito ad un intervento del Parco Nazionale della Maiella che si è visto costretto a oscurare di nuovo tutta l’area, con malcelato disappunto (e qualche protesta) da parte di moltissime persone, che hanno assai apprezzato l’idea di ripristinare una illuminazione simile a quella che fu realizzata ormai circa trent’anni fa e che rende spettacolare la vista di quei luoghi.

Il fatto è, hanno spiegato i funzionari del parco, che in quella zona non solo nidificano numerosi rapaci notturni che vengono disturbati e disorientati dalla potente luce che investe la parete del Morrone, ma c’è stata anche l’immancabile trappola burocratica nella procedura di autorizzazione per scarsa comunicazione tra Ente Parco e Comune di Sulmona.

Il ripristino dell’illuminazione nell’area archeologica è stata promossa anche da Rosanna Tuteri, ex assessore alla cultura di Sulmona e già funzionaria proprio di quella soprintendenza competente per gli “scavi di Ovidio”, a margine degli interventi per la sistemazione del sentiero dell’eremo e dello chalet sottostante, sotto la direzione dell’arch. Giovanni Campagna.

Iniziativa frutto della disponibilità di quest’ultimo a ritagliare faticosamente le somme necessarie dall’opera effettuata e della generosa collaborazione dell’immancabile Tonino Moschetta, già presidente della nostra associazione.

Nessuno avrebbe mai pensato che l’impianto, oggettivamente di grande impatto visivo e scenografico, immaginato per valorizzare un sito di indiscutibile valore sotto il profilo culturale e turistico, sarebbe entrato in collisione con una realtà ambientale di altrettanto valore ai fini della conservazione della natura.

È emersa comunque la volontà di tutti ad individuare una soluzione che rispetti le prescrizioni dettate dalle norme in materia di inquinamento luminoso nelle aree protette e, dall’altro lato, non faccia tornare nell’oscurità uno dei siti più amati e ammirati della regione.

Magari fissando un calendario e orari di accensione compatibili con i cicli di riproduzione della fauna e con periodi ed eventi in cui la visibilità del sito e la fruizione dello scenario disegnato dalle luci sono più necessari.

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