Esistono ancora, per fortuna, sentimenti ed emozioni straordinariamente intensi. Tanto più forti quanto più sono semplici gli stimoli dai quali vengogno attivati.
Tra questi, induscutibilmente, c’è l’effetto prodotto ogni volta dalla “Fiaccola dell Pace” iniziativa nata una ventina di anni fa nell’ambito dei festeggiamenti annuali che ogni 19 maggio celebrano la memoria di San Pietro Celestino V Confessore.
Qualcuno in passato, accostandola all’evento agostano che con il Fuoco del Morrone segna l’avvio degli eventi legati all’investitura papale di Pietro da Morrone, l’ha definita la mini-Perdonanza o la Perdonanza peligna, ma in realtà fu un modo per segnare con più forza la connessione tra la gente del luogo e la memoria di Pietro Celestino.
Tant’è che da subito fu una iniziativa partecipatissima e sentita, tanto da diventare l’evento principale dei festeggiamenti.
Del resto quando capitano quelle spettacolari serate di maggio, come è stato ieri sera, quando la luce sembra non voler finire mai e il tramonto indugia spargendo oro rosso sulle rocce del Morrone, la bellezza del luogo t’invade e ti predispone ai momenti di raccoglimento sienzioso che precedono l’accensione delle fiaccole.
In quei momenti catturi negli occhi di molte delle persone presenti, con una fiaccola in mano e con la maglietta bianca dell’organizzazione, il senso di quello che sta accadendo.
Capisci l’esigenza semplicemente umana di stare insieme, di farlo in pace, di farlo un posto di immacolata bellezza dove pecepisci senza rendertene con il respiro della grazia, inteso come privilegio di poter semplicemente esistere ed esistere in un posto così, lontani dalle sofferenze e dalle guerre che maritirizzano interi popoli e rispetto alle quali i nostri affanni quotidiani sembrano un lusso sfrenato.
Un lusso, la pace, che non è garantito e che bisogna difendere in tutti i modi partendo anche del messaggio di Pietro Celestino, eternamente ripetuto dalla semplice bellezza dei luoghi impregnati della sua memoria.