Sulmona, L’Aquila e il tempo del Perdono

Il Perdono con la “P” maiuscola, simbolo di riconciliazione e fratellanza, assume nuove valenze a Sulmona e L'Aquila. Un dialogo tra le due città potrebbe riscoprire l'eredità di Celestino ...
Sulmona, L’Aquila e il tempo del Perdono cover

Arriva il tempo in cui il Perdono, inteso non solo in senso letterale e spirituale, come gesto di conciliazione e di fratellanza, assume altre valenze simboliche certamente indipendenti da quello che è il senso in cui lo intendiamo comunemente.

Il Perdono con la “P” maiuscola, quello che è alla base di tutta la filosofia cristiana, quello propagato dai Vangeli e dalla figura di Gesù è quello che aveva in mente Celestino V quando tramutò il concetto in un evento che serviva anche a farlo diventare un fatto concreto, una sana abitudine quotidiana, un modo virtuoso e conveniente, per tutti, di risolvere i conflitti.

Pensata di cui dopo ormai centinaia di anni, ben 730 quest’anno dal suo pontificato, constatiamo quotidianamente la preveggenza e la fondatezza. Tanto che persino papa Francesco I e la Santa Sede ne hanno preso atto – in ritardo di qualche secolo direi, ma meglio tardi che mai – tanto da nominare nel 2022 L’Aquila “capitale del perdono”.

Perdono che viene certificato annualmente, nel giorno di San Giovanni Battista, con l’indulgenza plenaria che si ottiene varcando la soglia della basilica celestina di Santa Maria di Collemaggio.

Nel tempo però, sia nella sonnolenta Sulmona sia nel più attivo capoluogo di regione ci si è resi conto dei limiti e degli errori, delle omissioni e di strumentalizzazioni, a volte in buona fede, altre meno, legate all’eredità lasciata da Pietro Celestino.

Appare incontestabile che L’Aquila sia la città dell’incoronazione, un singolo benché eclatante e storicamente eccezionale evento legato alla storia di Pietro, mentre Sulmona rappresenta a tutti gli effetti la sua città d’elezione, dove visse e realizzò il suo destino. E le due cose non possono più restare separate come se fossero distinte e pressoché indipendenti l’una dall’altra.

Per esempio, se a L’Aquila l’indulgenza si ottiene un giorno all’anno, fino a qualche tempo fa all’eremo di Sant’Onofrio, in virtù del fatto che è stato praticamente la casa di Pietro per decenni e il luogo dove ha compiuto la gran parte dei suoi innumerevoli miracoli, si otteneva trecentosessantacinque giorni all’anno.

Uno dei pochi luoghi Italia dove questo accade, sono ad esempio il Santo Sepolcro di Gerusalemme la grotta di San Michele a Monte Sant’Angelo in Puglia, il santuario di Santa Maria di Loreto.

Da una quarantina di anni fa l’indulgenza all’eremo, per ragioni ignote, è scomparsa sul piano formale e sostanziale non venendo più nemmeno menzionata nelle occasioni ufficiali o nelle ricorrenze religiose più importanti, mortificando così la casa di Celestino.

Una bella inziativa sarebbe quella di intavolare un dialogo con il vescovo di Sulmona affinchè in occasione del Giubileo 2025, per i pellegrinaggi all’eremo, la regola venga recuperata o rispristinata.

Questa è una delle cose che si potrebbero fare nel nome del “perdono” tra le due città, ma ce ne saranno molte altre che verranno discusse nel confronto previsto dalla tavola rotonda “Sulmona e L’Aquila, quale perdono?” in programma il 12 luglio 2024 all’abbazia celestiniana.

In quella occasione, a ridosso della nomina papale giunta a Sulmona il 28 di luglio del 1294, amici celestiniani di L’Aquila verranno a ricambiare la visita fatta a dicembre del 2023 nel monastero di San Basilio per cominciare a ragionare delle cose da fare insieme nel nome della pace e del perdono. Per meglio perpetuare la memoria e il messaggio di Pietro Celestino e per farlo diventare anche un motore per il rilancio sociale ed economico per tutto il territorio.

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