Il Fuoco della Pace e la memoria del cammino di Pietro Celestino

Che domani sera, 16 agosto, il Fuoco del Morrone riprenda il suo cammino non è certo una notizia. La notizia semmai è che succede da ormai quarantasei edizioni. Senza interruzioni. Non lo ha ...
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Che domani sera, 16 agosto, il Fuoco del Morrone riprenda il suo cammino non è certo una notizia.

La notizia semmai è che succede da ormai quarantasei edizioni. Senza interruzioni.

Non lo ha fermato il terremoto del 2009, non lo ha fermato la devastazione degli incendi del 2017, non lo ha fermato la pandemia da CoViD del 2020. Non lo ha fermato nemmeno l’inefficienza conclamata di un apparato pubblico che ha seriamente messo a repentaglio il futuro stesso dell’eremo di Sant’Onofrio

Eremo di cui pochissimi si son curati davvero, al di là delle chiacchiere che a volte compaiono sulla stampa locale.

Del resto i simboli sono potenti, soprattutto quando assumono una funzione identitaria e diventano sintesi e rappresentazione di una visione, di una idea, di una comunità.

In realtà, quando Padre Quirino, all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, chiamò a raccolta la gente del posto armato di fisarmonica per attirare l’attenzione con un linguaggio che sui conosceva bene e sapeva essere davvero universale (la musica) aveva in mente altro.

Aveva in mente un messaggio preciso, profondamente cristiano, che lui frate francescano aveva sposato senza riserve e che vedeva nel lascito di Pietro da Morrone un aspetto terribilmente moderno, eternamente contemporaneo, dell’umiltà della rinuncia rispetto alla protervia del potere fine a sé stesso.

Oggi siamo costretti quotidianamente ad assistere allo spettacolo osceno di uomini senza umanità, di governanti senza morale.

Non mancava mai Padre Quirino, fino a quando le forze glielo hanno permesso prima che “tornasse al Padre” come dicono i religiosi, di rinnovare questo monito e di cui le fiaccole che si accendono il 16 trasportano la memoria.

Però, immancabilmente, dopo l’ammonizione arrivava l’assoluzione con una formula diventata ormai un classico: Vogliamoci bene e voletevi bene! Esortazione che non ha bisogno di spiegazioni visto il contesto.

Ci mancherà anche questa volta Padre Quirino, come succede e succederà sempre ogni volta che quel Fuoco verrà acceso a Sant’Onofrio.

Però, proprio per onorare il suo insegnamento e la sua passione, quest’anno abbiamo scelto sia pure con grandissimi sacrifici di usare proprio la musica per richiamare la memoria di Pier da Morrone con due concerti davvero speciali.

E anche con la parola, prima con la splendida rievocazione del 12 luglio scorso curata da Borgo Pacentrano, mentre domenica 17 agosto affidandola al monologo di Marco Valeri con l’introduzione di una vecchia conoscenza che risponde al nome di Angelo De Nicola. Lo spettacolo si terrà nella chiesa abbaziale di Santo Spirito, si intitola IL RIBELLE DI DIO e l’ingresso è gratuito.

Adesso siamo pronti, il Fuoco può anche partire.

Condotto dalle braccia e dalle gambe dei tanti che saliranno all’Eremo e poi dai tenaci podisti e dall’organizzazione del Movimento Celestiniano dell’Aquila che lo porteranno per le nostre strade fino alla città alla quale per festeggiare l’evento straordinario, il papa Celestino appena eletto volle regalare la Perdonanza.

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