Un’idea che rinasce in una serata da ricordare. Non solo una rievocazione.

Una serata memorabile per molte ragioni. Certamente per il grandissimo apprezzamento manifestato dal folto pubblico presente, che è certamente un ottimo segnale riguardo alla qualità e agli ...
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Una serata memorabile per molte ragioni. Certamente per il grandissimo apprezzamento manifestato dal folto pubblico presente, che è certamente un ottimo segnale riguardo alla qualità e agli obiettivi che sono alla base del grande lavoro di collaborazione e di concertazione retrostante.

Ma soprattutto per aver riavviato la ruota di una storia che si era fermata e che, invece, rappresenta uno degli appuntamenti più significativi nel lungo rosario di iniziative e manifestazioni sulmonesi e del territorio.

Perchè rappresenta il legame e un omaggio forse mai del tutto compreso tra la città di Sulmona e quello che, insieme ad Ovidio, è uno dei personaggi più emblematici della sua pur ricca galleria di personaggi storici.

La rievocazione, rinata grazie alla collaborazione tra Associazione Celestiniana Sulmona e Borgo Pacentrano con il comune intento di farne un appuntamento fisso che apre il periodo delle celebrazioni legate a Pietro da Morrone / Celestino V. Lo fa nel 2025 anche come occasione per celebrare il Giubileo, evento mondiale che affonda le sue radici nella Perdonanza voluta proprio da Celestino V.

Si tratta del primissimo atto che anticipa idealmente il progetto perseguito da anni dall’Associazione Celestiniana, da oltre quarata organizzatrice del Fuoco del Morrone, per la creazione di un vero e proprio Parco storico culturale ispirato alla figura di Pietro da Morrone e che ha ricevuto due mesi fa il sostegno unanime del Consiglio Regionale d’Abruzzo con la legge regionale n, 15 del 2025 presentata da Massimo Verrecchia.

È, dichiaratamente, anche un omaggio postumo a Luigi Di Cesare, compianto Capitano del Borgo Pacentrano, che fu oltre che uno degli ideatori anche il principale sostenitore della manifestazione nata come “spin-off” delle iniziative connesse alla Giostra Cavalleresca ma che divenne poi un
appuntamento autonomo legato alla figura di Pietro Celestino.

Idea mutuata molto tempo dopo, attraverso altri itinerari e ragionamenti, dall’intitolazione della Giostra Cavalleresca d’Europa, avvenuta tre anni
fa proprio a Celestino V in nome della Pace.

Innegabile, infine,anche una spinta campanilistica in positivo.

Per capirci, nel corso degli anni la città di L’Aquila ha fatto la parte del leone nelle celebrazioni celestiniane proprio con la Perdonanza,
tra l’altro rinata in chiave moderna proprio in concomitanza proprio con quel Fuoco del Morrone voluto e ideato da Padre Quirino Salomone.

Fin dall’origine, quindi, la Perdonanza nacque come una vera e proprio festa, indetta con una bolla poi annullata da Bonifacio VIII, per celebrare la ricorrenza dell’elezione a papa.

Quello che però molti ignorano è che la verità storica è invece un’altra: Pietro da Morrone diventa Celestino V qui, all’eremo di Sant’Onofrio quando, pur spaventato e titubante, accettò il decreto di nomina che I legati pontifici gli consegnarono, accompagnati da Carlo II d’Angiò e da suo figlio Carlo Martello.

A Collemaggio nell’agosto del 1294 ci fu una solenne formalizzazione del cerimoniale che si richiedeva per l’importanza enorme e simbolica di una simile circostanza.

La rappresentazione messa in scena in maniera magistrale dall’ensamble di Borgo Pacentrano, ha trovato nel cortile di Santo Spirito a Morrone uno scenario particolarmente evocativo e indovinato nel quale attori e figuranti, guidati in una maniera che si potrebbe definire amorevole da Antonio Rampino, regista e protagonista nei panni di Pietro Celestino, ha riproposto questa semplice verità attraverso un testo drammatizzato e sceneggiato, ma assolutamente aderente ai fatti con la precisione quasi pedante da studiosa dell’autrice principale, Stefania Di Carlo.

Senza peraltro sottrarre nulla in termini di impatto e coinvolgimento emotivo. Anzi.

Verità mai negata, ad essere onesti ma,diciamo così, messa in ombra dalle esigenze di copione – quello si accuratamente costruito – che imposto l’evento aquilano come l’inizio di tutto.

Quando, invece, si trattava solo del “secondo tempo”.

Quindi bravi tutti, il già citato Antonio Rampino, Tino Praticò, Lorenzo Calabrò, Pietro Becattini, Adriano Di Buccio, e tutti gli amici del Borgo Pacentrano.

Ma soprattutto bravo Raffaello De Angelis, che non vuole mai essere citato ma che invece è stata la colonna su cui tutto ha poggiato.

Da sottolineare poi la presenza della neo assessora alla cultura del Comune di Sulmona, Emanuela Cosentino, che nonostante i continui e pressanti impegni ha voluto comunque assistere alla rievocazione proprio per sottolineare la vicinanza e l’impegno dell’amministrazione, nonché di due rappresentanti del Consiglio comunale, Ornella La Civita e Vincenzo Di Cesare.

Grazie infine alla DRM Abruzzo e a Emanuele Cavallini, impagabile direttore della struttura di Badia, alla sempre presente Fondazione Carispaq, e all’associazione Casa delle Culture.

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