Quirino Salomone. Nascerà un premio in suo nome.

Per ricordarlo a un anno dalla sua scomparsa c’eravamo anche noi ieri a Taranta Peligna. Insieme a tanti altri amici di Padre Quirino arrivati da vari posti d’Abruzzo. Da ...
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Per ricordarlo a un anno dalla sua scomparsa c’eravamo anche noi ieri a Taranta Peligna. Insieme a tanti altri amici di Padre Quirino arrivati da vari posti d’Abruzzo. Da L’Aquila col pullman organizzato dal Movimento Celestiniano, Paolo Giorgi in testa come sempre. Poi dalla Valle Peligna con noi celestiniani di Sulmona e da Roccacasale, Avezzano, Pescara.

C’erano naturalmente i suoi parenti a partire dalla sorella, il sindaco di Taranta Peligna, l’ex priore dei francescani di San Bernardino, l’esuberante don Gaetano Anyanwu parroco di Fossa appassionato di gospel, la sua assistente degli ultimi anni, Angelica.

Presenze variegate, alcune inaspettate, come variegato era il mondo di Quirino Salomone che, avendo ricevuto il dono della parola insieme alla potenza di una fede tanto umana quanto salda, aveva fatto breccia in contesti spesso inusuali per un religioso. A partire dalla sua memorabile missione all’ONU che valse alla fondazione da lui creata il riconoscimento, unica allora in Italia, da parte delle Nazioni Unite.

A margine della giornata dedicata al suo ricordo, nella quale è stato reso omaggio al suo sepolcro posizionato opportunamente in uno spazio centrale del bel cimitero di Taranta Peligna (si ci sono cimiteri che meritano questo aggettivo) con i presenti più “impegnati” nelle cose celestine, è stato inevitabile che si parlasse anche di come non disperdere materialmente e moralmente l’enorme lavoro fatto da questo frate francescano devoto a Pietro da Morrone.

Due cose sono emerse: l’istituzione già avviata premio in suo nome che venga annualmente assegnato nella sua amata Taranta; dare continuità e futuro alla Fondazione di Studi Celestiniani, sua creatura e titolare del prestigioso riconoscimento ONU sopra citato. Impegni questi sui quali ovviamente anche la nostra associazione darà il suo concreto contributo.

Ci siamo salutati all’Eremo della Madonna dell’Altare, primo rifugio di Pietro quando decise di iniziare la sua vita eremita sulla Maiella Madre, avvolti da un nebbia novembrina del tardo pomeriggio che ha reso più suggestiva una giornata già molto particolare.

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