La notte delle fiaccole di Pietro Celestino

È solo questione di qualche giorno e la notte delle fiaccole di Celestino tornerà ad illuminare i primi passi delle lunga strada che il Fuoco del Morrone ...
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Le fiaccole del 2011

È solo questione di qualche giorno e la notte delle fiaccole di Celestino tornerà ad illuminare i primi passi delle lunga strada che il Fuoco del Morrone percorrerà fino a l’Aquila per il rito della Perdonanza.

Come sempre si tratterà di un momento semplice e solenne allo stesso tempo.

Semplice com’era l’idea di Pietro da Morrone, in contatto con la natura e con il Creato senza altri intermediari che non fossero la fede del cuore e dello spirito popolare che pervadeva la devozione dei cristiani di quel tempo.

Semplice come il legame che ancora oggi coinvolge e spinge centinaia di persone a risalire quel sentiero per ripercorrere, spesso senza sapere nemmeno bene perchè – magari solo per un sentire indefinito che le spinge a farlo – lo stesso itinerario secolare che centinaia di anni addietro fu affrontato con passo esitante ma con saldissimo spirito da Pietro ormai eletto Papa.

Solenne come lo sono le cose veramente importanti, come gli eventi che hanno segnato in maniera profonda e definitiva la Storia, quella con la esse maiuscola che travalica i confini di una umile spelonca incavata tra le rocce del Morrone, del giardino di casa nostra.

Solenne come le montagne sacre, montagne madri degli abruzzesi, solenne come lo scrigno di un patrimonio naturale inestimabile e prezioso e che racchiude e accoglie in sè le radici profonde di quello che eravamo, che siamo e che continuiamo ad essere.

Dalla sera del 16 agosto, semplicemente e solennemente, ci saremo e lo ricorderemo. Osserveremo il fuoco che verrà acceso semplicemente, con qualche pigna caduta dagli alberi che circondano il piccolo romitorio, qualche ramo secco spezzato dai venti di tramontana o dal peso della neve dell’inverno passato. La fiammella di un accendino, qualche scintilla e il crepitio di aghi di pino che fanno da innesco.

Poi una un momento di raccoglimento e, se c’è chi la dirige perchè non sempre la fatica dell’arrampicata è vinta dalla forza della fede, una preghiera. Altrimenti c’è chi organizza e saluta e ringrazia chi la scarpinata l’ha sudata tutta pur di esserci un anno ancora, un maglietta bianca ancora, una torcia a vento ancora. Per dire a se stesso: sono ancora qui.

Per riportare a casa un ricordo e l’emozione di un’altra notte d’estate uguale e diversa con la luce del Morrone che protegge il cammino, soprattutto di chi è stato portato dalla vita lontano da qui.

Infine l’odore forte della cera che brucia, le fiaccole da accendere a volte in fila ordinatamente, guidati dai celestiniani che controllano discreti l’operazione, a volte in una confusione tranquilla perchè sono molti i veterani e sanno come comportarsi.

Il tramonto ormai si va spegnendo, finalmente arriva la chiamata del vero deus ex machina della manifestazione, di Tonino: partite! E si parte sotto lo sguardo burbero di Stefano nel quale cogli bagliori di compiacimento per questa festa, dove tutti condividono e tributano immancabilmente i complimenti per la sua dedizione pluridecennale di custode.

E giù, nella valle ormai quasi buia, la teoria di torce emana una luce visibile a chilometri di distanza, ricordando l’avvento dell’uomo giusto al posto sbagliato.

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